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A scuola di giallo con Camilla Läckberg

 camillalackberg

“Sfortunatamente, non esistono formule magiche che io possa condividere; la cosa più importante è iniziare a scrivere, senza badare al fatto che ogni frase venga composta alla perfezione.”
Camilla Läckberg

Facendo pulizia nel mio tablet dei libri acquistati/caricati e poi dimenticati nella caotica libreria elettronica (la dematerializzazione ha pure i suoi svantaggi…), mi sono ritrovato questo breve saggio di Camilla Läckberg sotto il naso. A scuola di giallo. Guida in sette passi per aspiranti scrittori di gialli di Camilla Läckberg, traduzione di Claudia Durastanti, editore Marsilio. Una lettura che mi era stata suggerita da un mio amico, editor indipendente, già nel 2014. Immaginate quanto è rimasto nascosto nella mia biblioteca elettronica!

L’avevo scaricato subito, tanto più che è disponibile gratuitamente su Amazon e su tutti gli store di libri online. Forse attendevo di leggerlo dopo aver assaggiato almeno un romanzo dell’autrice, una delle migliori gialliste di Svezia, ma poi mi sono deciso a partire prima da questo suo breve saggio, che in fondo riporta proprio le prime pagine di ogni suo bestseller. Devo dire che pur essendo un testo veloce, inserisce parecchi spunti di riflessione e approfondimento, una sorta di Quick start del romanzo giallo. Ed è così che me lo sono gustato.

Sono un grande appassionato di romanzi gialli, alla continua ricerca di autori da scoprire, e non nascondo di avere pensato più di una volta di poter scrivere, prima o poi, un giallo. Proprio per questo motivo, ho prima deciso di scaricare il libro e dopo l'ho letto con curiosità.

Crime school. A scuola di giallo

Prima di fare della scrittura la sua professione e divenire una delle più vendute autrici di polizieschi della Svezia, Camilla Läckberg ha lavorato per diversi anni nel marketing nella città di Stoccolma, dove ancora risiede. La sua serie di romanzi, tutti ambientati nella cittadina di Fjällbacka dove lei è nata e cresciuta, è stata una delle più vendute e tradotte, con 20 milioni di copie in ben cinquanta paesi. Il primo libro, La principessa di ghiaccio, è stato premiato in Francia con il Grand Prix de Littérature Policière e nel 2005 un altro romanzo, Lo scalpellino, è stato nominato il miglior romanzo criminale svedese dell’anno dalla Svenska Deckarakademin (Accademia svedese di libri gialli).
Dei suoi primi quattro libri sono stati prodotti quattro film per la televisione svedese. E’ stata anche creata la serie Fjällbackamorden partendo dai personaggi dei suoi romanzi, ma con episodi del tutto inediti. Da noi in Italia questa serie è stata trasmessa nel 2014 dal canale televisivo LaEffe con il titolo Omicidi tra i fiordi.

Questo saggio A scuola di giallo è disponibile online free in lingua inglese sul sito ufficiale della scrittrice, sotto la voce Crime School: www.camillalackberg.com 
L’editore italiano Marsilio ne ha fatto un piccolo ebook gratuito con la traduzione italiana, lo trovate anche su Amazon: A scuola di Giallo: Guida in sette passi per aspiranti scrittori di gialli
Nella versione italiana sono 60 pagine, di cui solo 16 dedicate ai “sette passi”, mentre le rimanenti sono dedicate ai primi capitoli di ogni libro dell’autrice in vendita, un assaggio delle sue capacità e del suo stile.
Al termine di ogni lezione ci sono anche dei brevi esercizi e delle letture consigliate sul tema.

Lezione N.1 La cesellatura

Perché è di questo che si tratta: di un lavoro di artigianato, non di un talento magico o innato di cui non si potrà mai entrare in possesso. È importante che ci sia una certa attitudine alla scrittura, questo è ovvio, ma un romanzo giallo richiede più costruzione artigianale che altro, una capacità che si può acquisire con gli strumenti adatti e tanto duro lavoro.

Camilla Läckberg non alimenta illusioni: scrivere un giallo è una finissima cesellatura, un lavoro accurato dove più che il talento per la scrittura conta la dura applicazione e l’infinita pazienza.
Ci indica poi delle regole che secondo l’autrice non sono fondamentali, ma possono aiutare la stesura del primo romanzo giallo, per evitare che il lettore si annoi o peggio si senta truffato da un assassino sbucato dal nulla alle ultime pagine:

  1. Tutti gli indizi individuati dal detective devono essere noti anche al lettore.
  2. L’assassino deve essere introdotto agli inizi della storia.
  3. Il delitto deve essere serio: nessuno vuole leggere un giallo basato sui tulipani rubati al vicino di casa.
  4. La soluzione deve essere deducibile in modo attivo, meglio di una conclusione in cui si inciampa casualmente nel finale
  5. Ci devono essere più sospetti, e l’assassino deve essere uno di loro.

Soprattutto per lei una buona trama deve contenere i quattro elementi fondamentali, le cosiddette 4 M (nella loro accezione in lingua inglese):

  • Murder (delitto);
  • Motive (movente);
  • Mean (arma);
  • Moments of opportunity (occasione).

Le 4 M sono anche chiamate le 4 colonne portanti del romanzo poliziesco, ma non conosco l’origine di questa definizione.

Prima di mettersi a scrivere quindi, occorre conoscere tutto dell’assassino, della vittima e delle modalità dell’omicidio. Da lì poi si parte per sottrazione, decidendo cosa mostrare via via al lettore, seminando nella trama gli indizi come le briciole di Pollicino. Il lettore deve avere tutti gli elementi validi prima della soluzione: se riesce a raccogliere le briciole, arriva all’assassino prima che l’autore glielo sveli.

Lezione N.2 L’ossatura

“La trama base di un romanzo giallo non è così complicata: se spogliate un giallo da tutto il materiale di contorno, tutto si ridurrà a un movente, a un assassino e a uno o più modus operandi. Adesso prendiamo quest’ossatura e rivestiamola con un po’ di carne a partire dalla componente più importante: la tensione.”

Ve ne sarete certamente accorti guardando un film thriller: i migliori sono quelli che riescono a tenerti incollato alla sedia proprio grazie alla suspense, l’ansia di conoscere il finale che sprona la nostra curiosità. Ci sono diversi modi per costruire questa tensione:

  • Cambiare l’ambientazione (o setting) dove si svolgono le azioni, spostando il lettore da un luogo ad un altro.
  • Cambiare l’ambientazione interna, ovvero i pensieri e le riflessioni dei personaggi, modificando il punto di vista delle azioni.
  • Depistare il lettore, fornirgli volutamente delle false piste per distrarlo dal vero assassino. E qui Camilla Läckberg suggerisce tre pratiche utili: creare un personaggio incongruente, a cui il lettore guarderà subito secondo il principio “l’assassino è l’ultima persona di cui sospetteresti”; svelare un alibi falso di un personaggio, senza mostrare da subito le sue motivazioni e le ragioni per mentire sul suo operato; trasformare il killer in una potenziale vittima, il metodo più classico per nasconderlo al lettore.
    Secondo la scrittrice non ci sono limiti alla fantasia per ingannare il lettore, ma non sono d’accordo: questi elencati sono oramai dei clichè, che funzionano proprio solo se l’autore rispetta il suo lettore e non vuole raggirarlo in modo subdolo. Per me Dieci piccoli indiani di Agatha Christie è incomparabile, ma sono rimasto deluso da L’assassinio di Roger Ackroyd. Cinematograficamente, straordinario in questo senso è I soliti sospetti.
  • Incrementare i sospettati, perché maggiori sono i personaggi coinvolti, maggiore sarà l’interesse di scoprire le carte di ognuno.
  • Alimentare l’insinuazione: insinuare che un personaggio nasconda qualcosa o che un dettaglio sia sfuggito agli investigatori, ovvero creare ipotesi sullo stesso assassinio, errate ovviamente, spostando l’attenzione del lettore dalla verità.
  • Utilizzare i Cliff-hangers: la parola cliff-hanger (trad. appeso ad una scogliera) proviene dal mondo delle fiction televisive, quando un episodio di una serie si conclude con una situazione grave sospesa nel mezzo, proprio come qualcuno appeso con una sola mano ad un dirupo in pericolo di vita. Gli spettatori sono costretti a proseguire con l’episodio successivo per sapere come se la caverà.
    Una delle mie serie preferite, I Bastardi di Pizzofalcone, lo ha utilizzato soprattutto ad ogni finale di stagione  e tocca poi attendere le nuove puntate per vedere che succede!
    Trasportando questa tecnica alle pagine di un libro, non solo dei romanzi gialli, il cliff-hanger funziona molto bene quando si alternano diverse ambientazioni, differenti punti di vista, movimenti dei vari personaggi, sospendendo nel pieno dell’azione la scena precedente.
    Lo scrittore Dan Brown ne fa uso alla fine di ogni capitolo: taglia l’azione nel mezzo, costringendo il lettore ad iniziare il nuovo capitolo per soddisfare la curiosità impellente. Il riposo della tensione, necessaria per non stancare il lettore, viene spostato così nel mezzo del capitolo, ma sono in pochi a lasciare a metà un capitolo, no?

Lezione N.3 I personaggi

Popolare il romanzo è uno degli aspetti più divertenti nel mestiere di un giallista; immaginate la possibilità di creare un mondo esclusivo a partire dalla sola immaginazione! Cercate di divertirvi mentre lo fate, i personaggi non solo risulteranno credibili ma finiranno con l’apparirvi come vecchi amici.

L’importanza dei personaggi in una storia mi pare ovvia, non lo è però il valore della loro credibilità. Purtroppo è facile cadere nell’uso di etichette e luoghi comuni nella descrizione dei personaggi (l’informatico annoiato col vezzo della scrittura), nella realtà però nessuno di noi è incasellabile interamente in uno stereotipo, tutti abbiamo delle lievi incongruenze che ci rendono unici, delle particolarità che non sono ascrivibili a nessun’altro.
Come molti altri scrittori, anche Camilla Läckberg suggerisce di compilare delle schede dei nostri personaggi, più li conosciamo e meglio potremo immaginarli in azione nella nostra storia. Se sono ben costruiti, sono loro stessi a indicarci la prossima svolta nella trama.

Nome
Sesso
Età
Nazionalità
Tono della voce (roca, morbida, tesa, profonda, piagnucolante, risonante, etc.)
Dialetto, espressioni particolari (frasi ricorrenti, detti, parolacce, etc.)
Altezza
Colore della pelle
Colore degli occhi
Peso
Aspetto
Caratteristiche fisiche (zoppica? Ha mani grandi? orecchie a sventola?)
Odore
Abbigliamento
Postura
Gestualità
Somiglianza con qualcuno (“sembra X da giovane”)
Hobby
Stato coniugale, figli, relazioni (è meglio scrivere anche i nomi)
Fratelli, sorelle, parenti (anche quì meglio scrivere i nomi)
Educazione
Professione
Situazione finanziaria
Religione
Orientamento sessuale
Cibo preferito
Film preferito
Romanzo preferito
Abitazione, luoghi frequentati
Patente, auto o altri mezzi
Carattere
Dimensioni della cerchia sociale
Cattive abitudini

Sono molti dettagli, alcuni li ho aggiunti io stesso, ma non vanno utilizzati tutti insieme. L’autore deve conoscere il personaggio, ma al lettore sono sufficienti solo alcuni di questi per coprire il vuoto con la propria immaginazione. Alcune caratteristiche poi possono essere mostrate in azione, invece che solo elencate. Un pilota di rally avrà sicuramente la patente e un’auto.

Lezione N.4 I dialoghi

Un dialogo ben scritto non solo aiuta a dare un corpo ai vostri personaggi ma serve anche a far progredire la trama, mentre i dialoghi scritti male rischiano di far cestinare il libro seduta stante.

Sebbene ci siano alcuni romanzi dove la sceneggiatura dei dialoghi è ridotta al minimo, pur con risultati eccellenti se pensiamo ad alcuni classici, in un poliziesco sono assolutamente necessari, insieme all’azione dei personaggi contribuiscono alla tensione narrativa. Qualsiasi investigatore deve interrogare i suoi sospettati, dopotutto.
Scrivere un buon dialogo è un’arte sopraffina eppure invisibile: un buon dialogo non si nota, scorre all’interno della scena senza che ce ne accorgiamo. È sul cattivo dialogo che il lettore incespica e interrompe l’immersione nella storia.
Per scrivere un dialogo credibile si possono usare alcuni accorgimenti, come ce li indica la stessa Camilla Läckberg:

  • considerare le caratteristiche dei personaggi che parlano e tagliare il dialogo a loro misura;
  • dinamicizzare il testo iniziando il paragrafo proprio con un dialogo, seguire il personaggio;
  • non indicare sempre chi sta parlando (“…”, disse Patrik) ma lasciarlo intuire al lettore dal tono della frase; se necessario inserire la specifica, cercate di variare il verbo “disse”;
  • non infarcire il testo di avverbi per chiarire le emozioni di chi parla (“lei sussurrò dolcemente”), fidatevi della capacità del lettore;
  • cercate un dialogo realistico, ma escludete le conversazioni di routine (i “buongiorno” e “buonasera” con i passanti) che non contribuiscono in alcun modo alla narrazione;

Sull’ultimo punto, uno degli esercizi più utilizzati, suggeriti anche in altri manuali e nei corsi di scrittura, è ovviamente origliare di nascosto una conversazione altrui in un luogo e momento qualsiasi della giornata, scriverlo e rileggerlo: avrebbe davvero senso all’interno di una storia? E se sì, per quale tipo di storia?

Lezione N.5 L’ambientazione

Scegliete l’ambiente che conoscete meglio come setting principale. Se siete stati a nord solo un paio di settimane in vacanza, non ambientate il vostro giallo lì: non importa quante ricerche avete fatto o quanti libri avete letto sul Norrland, vi mancano gran parte dei dettagli su quell’ambiente.

Secondo Camilla Läckberg l’ambientazione è una componente rilevante per un giallo, un personaggio a sé stante, con una voce tutta sua. Ecco perché per renderlo al meglio, occorre scegliere un posto che conoscete a fondo, il luogo in cui vivete o dove siete cresciuti per parecchio tempo, di cui ricordate i profumi e i colori, gli angoli più nascosti all’occhio del turista, le atmosfere diverse al variare delle stagioni, la mentalità e le consuetudini della popolazione locale. Particolari che non sono rintracciabili in rete e che non si imparano con una breve vacanza.
Credo abbia ragione, ma solo quando si voglia considerare l’ambientazione importante quanto un personaggio, appunto. Ci sono invece thriller di tutto rispetto in cui la città resta solo da sfondo, senza aggiungere molto alla storia, e al contempo senza sminuirla affatto.

Dovendo comunque inserire l’ambientazione tra i personaggi, ci sono alcuni suggerimenti per tratteggiarla al meglio. Vale innanzitutto la regola aurea “show don’t tell”, mostrare anziché spiegare. Ma possiamo anche:

  • usare il tempo atmosferico come simbolo delle emozioni, come la pioggia per la malinconia del protagonista (personalmente mi appare trito e ritrito…);
  • impiegare lo sfondo come parte integrante della scena, soprattutto nel luogo del crimine;
  • utilizzare tutti i cinque sensi, non solo la vista, ma anche olfatto, udito, tatto e, perché no, anche il gusto;
  • inserire anche informazioni storiche, economiche, demografiche, religiose, così come sono vissute direttamente dalle persone che ci abitano.

Lezione N.6 La ricerca

La prima lezione fondamentale è che non tutto quello che scrivete nel vostro libro deve essere vero, ma deve essere credibile. Il trucco è essere padroni dell’argomento che state trattando.

All’interno di un romanzo giallo, le conoscenze da acquisire abbracciano parecchi campi diversi: dalle procedure d’indagine vigenti nel paese dove è ambientato alle nozioni di medicina legale; dalla reperibilità, l’uso e gli effetti delle armi da fuoco agli elementi di psicologia usati da un mentalista. Da aggiungere poi tutte le materie collegate alla vita dell’assassino e delle sue vittime, le loro stesse professionalità dipendono dal vostro apprendimento.
Fortunatamente al giorno d’oggi abbiamo a disposizione strumenti eccellenti per la ricerca, mai come ora: non solo libri e biblioteche, ma la rete internet che collega tutte le fonti d’informazioni autorevoli, a portata di click. La migliore resta però l’intervista diretta con chi in quel determinato campo ci lavora davvero.

Lezione N.7 Il protagonista

Sono pochi i giallisti che hanno preferito non avvalersi di un protagonista, che a mio parere serve a stabilire il tono di tutto il racconto. Se state immaginando una saga incentrata su una persona in particolare, è importante che siate in grado di “sentirla” e approcciarvi a essa in modo intimo.

Forse questo sarebbe il primo punto da cui partire, soprattutto se non vogliamo scrivere un unico romanzo giallo, ma un’intera saga incentrata proprio sulle indagini del protagonista.
La prima decisione riguarda il tipo di figura protagonista della nostra storia: un detective professionista, coinvolto direttamente nelle indagini con elementi esclusivi, o amatoriale, con una prospettiva esterna e particolare?
Si tratta di una scelta che potremmo saltare se decidiamo di affidarci ad una coppia di protagonisti, di cui uno professionista (poliziotto, commissario, ispettore, avvocato) e l’altro un amico completamente al di fuori dall’ambiente, che però fornisce la parte più creativa, e magari scanzonata, della ricerca dell’assassino.

Qualche esempio celebre che mi viene in mente:

Professionisti

Hercule Poirot di Agatha Christie, ispettore di polizia
Maigret di Georges Simenon, commissario
Kay Scarpetta di Patricia Cornwell, medico legale
Montalbano di Andrea Camilleri, commissario
Alice Allevi di Alessia Gazzola, specializzando medico legale

Amatoriali

Miss Marple di Agatha Christie, un’anziana curiosa
Robert Langdom di Dan Brown, professore di storia dell’arte
Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, consulente investigativo
Annika Bengtzon di Liza Marklund, giornalista
Mikael Blomkvist di Stieg Larsson, giornalista

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