scuse cucciolo

Negli ultimi anni, mi è capitato spesso di dover aiutare le aziende con cui lavoro nella gestione di clienti arrabbiati e di risposte ai reclami, soprattutto in ambito bancario, finanziario e assicurativo. Tutti settori che toccano profondamente la vita delle persone e delle loro famiglie, dove la sensibilità è altissima e le parole giuste possono non solo recuperare in extremis un cliente, ma possono far sì che decida di fermarsi prima di inviare un esposto alla Banca d'Italia o un reclamo all'IVASS. 

Oggi più che mai, riuscire a gestire nel modo migliore i reclami e imparare a scusarsi quando si ha torto è fondamentale.

I consumatori sono molto più informati e soprattutto più consapevoli dei loro diritti. La digitalizzazione ha accelerato i tempi: scrivere e inviare un reclamo è questione di pochi minuti e sull’onda dell’arrabbiatura resistere per calmarsi e rifletterci su è davvero difficile. La pandemia ha fatto il resto: per moltissime organizzazioni pubbliche e private la parola scritta ha sostituito ormai da quasi due anni il contatto faccia a faccia allo sportello, all’URP, in filiale. In più ha aumentato sia i disservizi sia la sensibilità a quello che non funziona.

Alla luce di tutti questi cambiamenti, “sapersi scusare come si deve” è fondamentale. Vuoi sapere come si fa?

Più di recente, sul sito dell’Association of Psychological Science un gruppo di psicologi ha pubblicato i risultati di uno studio sull’effetto benefico delle scuse, individuando 6 elementi per le scuse che funzionano. Il sito Nice Replay, dedicato al servizio al cliente, li adatta così al contesto aziendale:

  1. Empatia, che non significa dire semplicemente “ti capisco” o “ci dispiace”. Significa che capiamo perché ci mettiamo nei suoi panni.
  2. Chiedere scusa, subito e in modo personale e diretto.
  3. Offrire una spiegazione, ma solo se utile, chiara, convincente.
  4. Offrire una soluzione, se possibile.
  5. Offrire una compensazione, se possibile.
  6. Tirare le fila alla fine, con una piccola personalizzazione, una call to action o scusandosi di nuovo.

Infatti, non sempre è possibile offrire una soluzione o una compensazione. Scegliere le parole giuste per salvare la relazione invece sì. I risultati del National Customer Rage Study 2020 riferito agli USA (sì, avete letto bene, rabbia!) indicano con chiarezza che la maggior parte delle aspettative di un cliente arrabbiato riguardano sì elementi materiali, ma ancor di più elementi che hanno a che fare con l’essere considerati, presi sul serio. Per esempio:

Di mio aggiungerei:

La classica obiezione all’ammissione trasparente di un errore può arrivare dall’ufficio legale: e se poi il cliente se ne approfitta e chiede i danni? In realtà, le ricerche dicono il contrario. Secondo una ricerca della società britannica di mediazione e risoluzione delle controversie Ombudsman la maggior parte dei clienti, in caso di disservizio o prodotto scadente, apprezza le scuse. E le scuse non aumentano ma diminuiscono il contenzioso. Da quando il sistema sanitario dell’università del Michigan ha permesso a medici e infermiere di chiedere scusa ai pazienti in caso di problemi, le spese legali sono diminuite di quasi il 50%.