Advocacy

In ambito politico, supporto attivo e promozione di una causa presso la pubblica opinione. Dal termine deriva advocate: farsi promotore di qualcosa, perorare la causa di qualcuno.

Concerne un insieme di attività con cui un gruppo di persone, un’organizzazione o uno schieramento politico cerca di dare sostegno ad un’idea, a un modello di comportamento, a una specifica iniziativa di carattere politico o sociale, al fine di influenzare gli esiti di politiche pubbliche o di altre decisioni che hanno un impatto concreto sulla vita dei cittadini.

Nell’ambito della comunicazione, si usa l’espressione advocacy advertising per indicare un insieme di attività volte a sensibilizzare ed orientare la pubblica opinione rispetto ad un tema controverso, sostenendo e difendendo un punto di vista sull’argomento, con il fine ultimo di accrescere il consenso esistente attorno a esso.

Si tratta di una particolare forma di comunicazione non commerciale, in apparenza, simile alla pubblicità sociale. Entrambe si avvalgono avvale dei metodi e dei mezzi di comunicazione della pubblicità commerciale per perseguire i propri scopi, ma a differenza di questa, i messaggi non sono finalizzati a favorire l’acquisto di prodotti o servizi, ma ad attirare il consenso dell’opinione pubblica rispetto a cause collettive socialmente condivisibili (pubblicità sociale), o su singole questioni socialmente controverse (advocacy advertising).

Vela la pena precisare, infine, che non è facile stabilire confini netti tra advocacy e pubblicità sociale, dal momento che opinioni che appaiono controverse in un determinato momento storico possono divenire, con il passare del tempo, largamente condivisibili e dunque generalmente accettate, trasformandosi in valori civili che interessano l’intera collettività. Ad esempio, la tutela degli animali che si riflette nell’opposizione all’acquisto e all’uso di pellicce di origine animale o all’impiego della vivisezione negli esperimenti scientifici.