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Chi sono i deinfluencer, cosa fanno e come influenzano la comunicazione

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Nell’era dei social media e del marketing digitale, gli influencer sono stati a lungo acclamati come i trend-setter per eccellenza, in grado di guidare il comportamento dei consumatori con i loro contenuti e le loro recensioni.

Tuttavia, con la continua evoluzione del panorama digitale, è emerso un nuovo fenomeno: l’ascesa dei deinfluencer, una categoria di creator che sta stravolgendo il modello dell’influencer sfidando attivamente lo status quo con il fine di promuovere un consumo più etico e sostenibile.

Chi è il deinfluencer: qual è il suo ruolo e cosa comunica sui social media

Un deinfluencer è un individuo che, anziché promuovere prodotti o servizi, critica e mette in discussione il ruolo degli influencer e l’impatto dei loro contenuti sui comportamenti d’acquisto dei consumatori.

I deinfluencer spesso sottolineano l’importanza dell’autenticità, della trasparenza e del pensiero critico, incoraggiando i propri follower a mettere in discussione le narrazioni presentate dagli influencer tradizionali e a prendere decisioni d’acquisto più consapevoli.

Questa transizione verso l’era dei “deinfluencer” sembra essere iniziata su TikTok tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Su questo social media, infatti, gli influencer hanno iniziato a guidare i propri follower a evitare determinati acquisti, con l’intento di ridurre il consumismo e promuovere la responsabilità sociale e ambientale. Questa tendenza in crescita, largamente presente nei settori beauty, food, fashion e lifestyle, comprende video che classificano prodotti da NON comprare oppure sostituti più economici o sostenibili di marchi famosi. Ma cosa implica l’ascesa dei deinfluencer e qual è il loro impatto sui marchi e sui consumatori?

Deinfluencer vs Influencer: confronto tra due modelli di comunicazione

Mentre il mercato degli influencer diventa sempre più saturo e lo scetticismo dei consumatori cresce, il deinfluencer offre una prospettiva nuova e sincera, una voce alternativa, mettendo in discussione la credibilità dei contenuti sponsorizzati e rivelando le potenziali insidie del seguire ciecamente le tendenze o dell’acquistare prodotti basandosi esclusivamente sulle approvazioni dei creator più in voga.

L’ascesa del deinfluencer presenta sia sfide che opportunità per le imprese.

Da un lato, costringe le aziende a rivalutare le proprie strategie di influencer marketing, assicurandosi di dare priorità all’autenticità e alla trasparenza quando collaborano con gli influencer.

Dall’altro lato, il fenomeno dei deinfluencer offre ai marchi l’opportunità di coinvolgere un pubblico più attento e critico, coltivando in ultima analisi relazioni più forti e significative con i consumatori.

Come integrare i deinfluencer nelle campagne marketing

Integrare i deinfluencer nelle campagne di marketing significa, in primis, creare collaborazioni autentiche con influencer che si allineano realmente ai loro valori e apprezzano i prodotti al di là del tornaconto economico. Questo può portare a recensioni più credibili e significative, rafforzando in ultima analisi l’immagine del marchio e il rapporto con i consumatori.

Inoltre, il miglioramento dello storytelling del marchio è assicurato. Abbracciando la trasparenza e l’autenticità, i brand possono raccontare le loro storie uniche e mostrare il loro valore aggiunto, che sia l’artigianato o la qualità, la sostenibilità o la vicinanza al cliente, distinguendosi dalla concorrenza e attraendo consumatori più esigenti ma motivati.

Coinvolgere un pubblico critico, infatti, è positivo: riconoscendo le loro preoccupazioni e promuovendo un dialogo aperto è possibile creare una connessione forte con un pubblico consapevole, esigente e davvero legato ai marchi che si dimostrano trasparenti, coerenti e impegnati.

Un vero boost anche interno alle organizzazioni, per promuovere pratiche e comunicazioni etiche e sostenibili: con il cambiamento dei valori dei consumatori, i marchi hanno l’opportunità – e la necessità – di abbracciare pratiche sostenibili ed etiche, rivolgendosi a un segmento crescente del mercato che dà priorità a questi fattori nelle decisioni di acquisto. E attenzione al greenwashing: gli utenti se ne accorgono se siete poco sinceri.

L’importanza dei deinfluencer nell’approccio critico ai contenuti digitali e nell’educare il pubblico sui rischi dei social media

Greenwashing, diet culture, consumismo sfrenato, mancanza di inclusività: una grossa fetta di consumatori, oggi, lotta contro questi schemi negativi e superati.

La cultura degli influencer promuove un’abitudine malsana di consumo eccessivo nel tentativo di stare al passo con tutte le ultime tendenze, oppure comportamenti poco sani in relazione a bellezza e nutrizione.

Mentre alcune celebrities continuano a incoraggiare i giganti del fast fashion, come Shein, responsabili di inquinamento e mala gestione delle risorse naturali, o i marchi del mondo beauty & food che promuovono ideali sbagliati, i deinfluencer danno voce a ideali più ambientalisti, sani e responsabili.

Come i deinfluencer stanno rivoluzionando il settore della comunicazione online: responsabilità sociale e impatto sulle aziende

Grazie ai deinfluencer, che mettono in dubbio la credibilità delle sponsorizzazioni degli influencer, le aziende oggi devono affrontare un maggiore controllo da parte dei consumatori più esigenti, che mostrano scetticismo rispetto all’autenticità delle partnership e delle promozioni.

Inoltre, questa nuova voce sta facendo emergere chiaramente uno spostamento dei valori dei consumatori, con i clienti che danno priorità alla sostenibilità, all’etica e all’autenticità rispetto allo status e al consumo vistoso.

Una lezione essenziale per le imprese, soprattutto in certi comparti, per tenersi al passo e rinnovare valori, tono di voce e chiavi di comunicazione, cercando modi innovativi per coinvolgere il proprio pubblico e mantenere la rilevanza in questo ambiente in continua evoluzione.

Il futuro dei deinfluencer: prospettive e sfide per i professionisti del settore

L’hashtag #deinfluencing è stato visualizzato su TikTok ben 322,4 milioni di volte dalla sua creazione, secondo dati interni della piattaforma. Un numero impressionante, sebbene sulle piattaforme sono ancora pochi i deinfluencer ad avere numeri di follower tali da poter cambiare lo status quo – e nella maggior parte dei casi si tratta di micro-influencer con meno di 10mila seguaci.

Una nicchia che col tempo è cresciuta, attirando l’attenzione delle aziende per la capacità di instaurare un dialogo reale con la community di riferimento. Una relazione basata, quindi, sull’autenticità. Ma è sostenibile, sul lungo periodo, pensare di sopravvivere come deinfluencer in un mondo social che si basa – volenti o nolenti – sulla monetizzazione?

Il fine ultimo per tutti i creatori, che siano “etici” o meno, rimane lo stesso: le visualizzazioni. E i prodotti più sostenibili o low cost proposti alimentano sempre lo stesso desiderio nel pubblico: acquistare.

Esempi di successo: deinfluencer che stanno facendo la differenza

I deinfluencer spesso suggeriscono cosa non comprare e offrono alternative più economiche o di nicchia ai prodotti mainstream, le cosiddette rubriche “anti-haul”.

Tra questi, Alyssa Kromelis, il cui video «Prodotti cult su TikTok che odio» è diventato virale quest’anno sulla piattaforma, con 5,5 milioni di visualizzazioni.

E in Italia? L’Influencer Onesta, al secolo Andreea Tolomeiu, che vanta più di 230mila follower su TikTok e oltre 73mila su Instagram, si impegna tutti i giorni a smascherare le sponsorizzazioni fake e a dire la sua sui prodotti che i fan desiderano vedere in una recensione super partes e non sponsorizzata.

Possiamo poi citare Francesca Piersanti , alias The.Saints.stuff, 49mila follower su IG, che con il suo format “chiudi il portafoglio“, mostra al pubblico quali prodotti secondo lei non vale la pena acquistare e, dunque, come risparmiare i propri soldi.

E non si tratta solo di recensioni – sono moltissime le pagine dedicati ad “assaggi” onesti di cibi molto di moda oppure a prove di outfit sul modello “realtà vs camerino”.

Alcuni deinfluencer lottano contro stigmi sociali e promuovono un modo più sano di relazionarsi ai social: come Francesca Mittoni e il suo profilo dedicato a smascherare i falsi miti e le abitudini tossiche della diet culture, per sensibilizzare riguardo i disordini alimentari o i profili che promuovono uno stile di vita più eco-compatibile, vegan e cruelty-free.

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